O F𝑒l𝑖x R𝑜m𝑎, Palestrina nella Roma del Cinquecento: stampa, liturgia e ricezione internazionale. Il Princeps e i contemporanei romani sotto i riflettori della musicologia
La musica sacra di Giovanni Pierluigi da Palestrina torna a risuonare nel dibattito accademico internazionale grazie alla conferenza virtuale «O felix Roma»: Palestrina and his Roman Contemporaries. L’iniziativa, promossa dal Centro Studi Opera Omnia Luigi Boccherini di Lucca e dall’IAM - Italian Institute for Applied Musicology, si propone di approfondire la figura del compositore e il contesto musicale romano della prima età moderna, mettendo in luce le connessioni tra Palestrina e i suoi contemporanei. Tra i temi quello meno esplorato: Palestrina e le donne con prove della ricezione della sua musica nei conventi femminili. Tra i relatori spiccano Jane A. Bernstein e Richard Sherr, mentre il comitato scientifico vede la partecipazione di studiosi come Galliano Ciliberti, Noel O’Regan e Massimiliano Sala.
Il mondo della musicologia si prepara per l'importante Conferenza Virtuale Internazionale intitolata «O felix Roma»: Palestrina and his Roman Contemporaries, che si terrà il 12 e 13 dicembre 2025. L'evento, organizzato dal Centro Studi Opera Omnia Luigi Boccherini di Lucca e dall’IAM – Italian Institute for Applied Musicology, si concentrerà sull'opera di Giovanni Pierluigi da Palestrina e dei suoi coevi romani, esplorando l'influenza del compositore nel contesto della musica sacra post-tridentina.
La conferenza presenta un programma articolato che spazia dalla ricezione storica all’analisi contrappuntistica, affrontando aspetti fondamentali della diffusione musicale e del ruolo della musica di Palestrina nella liturgia e nella circolazione tramite stampa. Verranno inoltre esplorati i confronti con compositori coevi in Spagna, come Francisco Soto de Langa e Tomás Luis de Victoria, e temi specifici come la relazione controversa del compositore con la Cappella Sistina. L’analisi approfondita delle sue opere, dai mottetti in tactus inaequalis alle messe degli anni Sessanta del Cinquecento, permetterà di ricostruire le strategie compositive di Palestrina e di comprendere più a fondo il contesto musicale romano della prima età moderna.
L’evento vedrà la partecipazione di eminenti studiosi e sarà arricchito dagli interventi dei due Keynote Speakers Jane A. Bernstein (Tufts University) e Richard Sherr (Smith College). Il comitato scientifico comprende nomi di rilievo come Galliano Ciliberti, Roberto Illiano, Fulvia Morabito, Thomas Neal, Noel O’Regan e Massimiliano Sala, quest’ultimo Presidente del Centro Studi Opera Omnia Luigi Boccherini, garantendo un alto livello di approfondimento e competenza accademica.
La professoressa Jane A. Bernstein, nella sua relazione principale del 12 dicembre, approfondirà il tema "For Church and Marketplace: Printing the Music of Palestrina and his Roman Contemporaries". Il suo studio esaminerà come l'ascesa della stampa musicale nel Cinquecento abbia trasformato la circolazione, l'esecuzione e la conservazione delle opere di compositori come Palestrina, Marenzio e Victoria. La stampa fu fondamentale per la diffusione della loro musica, l'omaggio ai mecenati e la ricerca di impiego, offrendo uno sguardo sulle strategie utilizzate dai compositori per muoversi tra i panorami religiosi e commerciali dell'Italia della prima età moderna. Noel O’Regan completerà questo quadro esaminando l'acquisizione della musica sacra di Palestrina (stampe e manoscritti) da parte delle confraternite e di altre istituzioni romane.
Un focus significativo sarà dedicato al ruolo di Palestrina nel contesto post-tridentino. Serena Allegra analizzerà il suo canone sacro come artefatto duale - simbolo spirituale e prodotto standardizzato di riproduzione culturale - la cui autorità fu rafforzata dalla stampa, fungendo da modello normativo per la composizione ecclesiastica.
Denis Collins si concentrerà sull'analisi, discutendo il ruolo di Palestrina nella rivitalizzazione delle tecniche contrappuntistiche nella Roma di fine Cinquecento, e come le sue scelte compositive abbiano influenzato il pensiero dei suoi contemporanei. L'influenza di Palestrina si estese anche al secolo successivo; ad esempio, Galliano Ciliberti esplorerà come la sua «Missa super Vestiva i colli» (tratta dal madrigale omonimo del 1566) sia diventata fonte di ispirazione e modello compositivo per le Missæ parodiæ policorali della scuola romana del Seicento, cercando di fondere l'enfasi barocca con lo stile rigoroso e intelligibile del compositore prenestino.
La sessione su "Palestrina e la Liturgia" (12 dicembre) includerà il contributo di Thomas Neal, che studierà le sette Messe pubblicate nel Missarum liber secundus (1567) e tre opere significative composte nello stesso decennio. Neal mira a definire la «nuovo modorum genere» (nuova maniera di composizione) a cui Palestrina fece riferimento nella prefazione del volume.
Rosemarie Darby approfondirà la musica liturgica della Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella), un importante centro musicale a Roma. La Chiesa Nuova era strettamente legata a San Filippo Neri, il quale credeva fermamente nel "misterioso e potente potere" della musica nel suscitare emozioni nobili e nell'elevare lo spirito. Lo studio esaminerà i legami tra Palestrina, i suoi allievi, e il ruolo che ebbero nel fornire musica al Roman Oratory.
Il professor Richard Sherr, nel suo keynote speech del 13 dicembre, presenterà un argomento intrigante: "Palestrina versus the Cappella Sistina". Sherr evidenzierà come, contrariamente all'immagine moderna che lo vede sinonimo della Cappella Papale, i rapporti di Palestrina con i cantori della Collegium Cantorum Capellae Pontificiae furono in realtà "controversi" durante la sua vita. Le ragioni includevano la sua imposizione tramite ordine papale senza l'audizione richiesta (che forse avrebbe fallito), la brevità del suo servizio (sei mesi) e il suo tentativo di diventare magister capellae contro la volontà dei cantori.
La conferenza estenderà la sua analisi all'influenza di Palestrina in ambito internazionale e sociale. Le sessioni del 13 dicembre dedicate alla Spagna esamineranno la circolazione delle sue opere nella Penisola Iberica. Iain Fenlon si concentrerà sulla diffusione dei volumi di Mottetti di Palestrina, spesso importati da Roma e Venezia, e sui diversi usi a cui vennero destinati.
Carlos Rodríguez Otero esplorerà lo stato canonico della musica di Palestrina nelle cattedrali spagnole e la perdurante tradizione manoscritta dei choirbooks iberici, evidenziando come l'uso continuato di questi manoscritti abbia mantenuto la tradizione dello stile antico fino al Concilio Vaticano II. In questo contesto, Stephanie Klauk discuterà la «Missa pro Victoria» di Tomás Luis de Victoria, rinomato compositore spagnolo attivo a Roma, interpretandola sia come preghiera per la pace sia come celebrazione della vittoria, plausibilmente collegata ai conflitti militari di fine Cinquecento, come la Pace di Vervin del 1598.
Daniele V. Filippi e Valentina Panzanaro affronteranno un tema meno esplorato: Palestrina e le donne. Filippi indagherà i punti di contatto tra il mondo di Palestrina e quello femminile, notando che, sebbene il compositore lavorasse per istituzioni prettamente maschili, le donne figurano tra gli autori di testi musicati, le dedicatarie delle sue opere, e vi sono prove della ricezione della sua musica nei conventi femminili. Panzanaro si concentrerà specificamente sul repertorio destinato agli ambienti monastici femminili a Roma nel primo Seicento, analizzando in particolare la musica di Francesco Martini, maestro di cappella nel monastero di Tor de’ Specchi, che accolse l'eredità palestriniana.
Valerio Morucci presenterà una relazione intitolata «The Reception of Palestrina and Post-Tridentine Reform in the late Baroque Era». Il suo studio, basato su documentazione d'archivio, si concentra sulla ricezione della musica di Palestrina nella tarda era barocca, in particolare durante il pontificato di Clemente XI, le cui vedute religiose erano profondamente radicate negli ideali della Controriforma.
Morucci sostiene che la predominanza dell'opera musicale di Palestrina nel repertorio eseguito dal Collegio dei Cantori Pontifici (Cappella Papale) tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento fu ampiamente correlata alla politica post-tridentina implementata da Innocenzo XII e Clemente XI. Egli propone che la continuazione dello stile antico, manifestata nell'esecuzione costante delle composizioni di Palestrina, debba essere interpretata come conseguenza del contesto religioso ultra-conservatore e austero di quel periodo specifico. Infine, l'intervento considera resoconti contemporanei e successivi per mettere in discussione l'idealizzazione storiografica di Palestrina come incarnazione della Controriforma nella musica.
Andrew Schultze (University of Chicago / Columbia College) interverrà su «The Life and Work of Francisco Soto de Langa». La sua presentazione si concentra su Francisco Soto de Langa (1534-1619), un compositore, cantante e direttore di origine spagnola, contemporaneo di Palestrina. Soto de Langa fu membro del Coro Papale a Roma dal 1562 al 1611 e divenne sacerdote nel 1575. Fu inoltre assegnato alla Chiesa di Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova), dove venne eseguito il primo oratorio, La Rappresentatione di Anima, et di Corpo, di Emilio de’ Cavalieri nel 1600, e servì come maestro di cappella ad interim della Cappella Sistina nel 1590.
Schultze discuterà l'importanza di Soto de Langa nell'emergente stile barocco e confronterà alcune delle Laude Spirituali a lui attribuite (come la sua ambientazione di Ave di Gratia Piena per SATB) con opere di Palestrina, come quelle trovate nella raccolta Madrigali Spirituali a 5 voci Libro Secondo del 1594. Schultze intende osservare che i Madrigali Spirituali di Palestrina impiegano una scrittura più "accordale" e meno imitativa rispetto all'approccio contrappuntistico, mentre la lauda di De Langa (Ave di Gratia Piena) non è solo accordale, ma si conclude con un dialogo a 2 e 4 voci. Soto de Langa è anche noto per aver contribuito o curato cinque importanti antologie di Laude Spirituali (pubblicate tra il 1583 e il 1598)
Segnalo inoltre la partecipazione di Antonella Nigro, docente all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, che presenterà un intervento dal titolo «Giovanni Pierluigi da Palestrina: l’episodio in tactus inaequalis del mottetto Lauda Sion e quello analogo presente nella messa parodia derivata; riflessioni per un confronto mensurale». L’analisi di Nigro offre spunti significativi di teoria musicale, esaminando con attenzione le strategie mensurali e le varianti semiografiche nella produzione di Palestrina. Il fulcro della sua analisi è il mottetto Lauda Sion, incluso nel Motecta festorum… liber primus a quattro voci, la cui copia più antica conservata è la sola parte del tenore proveniente dall’edizione veneziana di Antonio Gardano del 1564, mentre il mottetto completo è giunto fino a noi grazie alle ristampe successive.
Nigro intende evidenziare l’episodio in tactus inaequalis sul passo «Bone pastor, panis vere», osservando come le segnature semiografiche di questo episodio cambino a seconda delle edizioni: nel 1590 è indicato con tempus imperfectum diminutum seguito dalla cifra 3, nelle edizioni del 1564, 1571 e 1585 con tempus perfectum diminutum sempre con la cifra 3, e in una redazione manoscritta del 1585 con la proportio tripla.
Il confronto con l’omonima messa parodia a quattro voci, pubblicata nel Missarum cum quatuor et quinque vocibus, liber quartus del 1582, mostra come l’episodio corrispondente presenti la segnatura più consueta di tempus perfectum diminutum cum proportione sesquialtera. Queste differenze offrono spunti di riflessione sul significato dei simboli di notazione nell’epoca palestriniana e sulla loro funzione nell’organizzazione ritmica della musica.
L’intervento della Nigro si inserisce in un quadro più ampio, ovvero la circolazione dei mottetti in formato di fascicoli e la pubblicazione sistematica di messe e mottetti che di fatto rafforzarono l’autorità di Palestrina e contribuirono a definire il suo repertorio come modello normativo per la composizione ecclesiastica post-tridentina. Parallelamente, lo studio di Fernando Luiz Cardoso Pereira indaga possibili relazioni strutturali tra i ricercari modali attribuiti a Palestrina e i mottetti a quattro voci, in particolare quelli dei Motecta festorum (1564) e del secondo libro del 1584, evidenziando l’uso della tecnica dell’ancoraggio (anchoring) nella costruzione della materia contrappuntistica.
Questi contributi testimoniano come l’analisi mensurale e strutturale dei mottetti palestriniani offra nuove chiavi di lettura sulla concezione del tempo musicale e sulla circolazione dei modelli compositivi nel Cinquecento romano.
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