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E' stato presentato ieri, nell’ambito del Roma Festival Barocco 2025, il volume di Luca Della Libera Con la dovuta humiltΓ  del mio profondo rispetto. Le lettere della famiglia Scarlatti ad Annibale Albani. Basato su cento lettere inedite, il libro apre una prospettiva nuova sul mecenatismo musicale romano del primo Settecento e ricostruisce con chiarezza la relazione tra la famiglia Scarlatti e il cardinale Albani. Le missive mostrano un patronato continuativo che coinvolgeva piΓΉ generazioni e fanno emergere il ruolo delle Γ©lite nella definizione dei percorsi professionali dei musicisti.


Sullo sfondo dell’Italia barocca, tra Roma, Napoli e Urbino, emerge una vicenda familiare fatta di musica, suppliche, speranze e dipendenze: una dimensione privata che rivela le molte sfaccettature del mecenatismo musicale nel primo Settecento. La presentazione del libro del musicologo e giornalista Luca Della Libera, ha inaugurato un nuovo capitolo nello studio degli Scarlatti, avvicinando il lettore non solo alle loro opere, ma anche alle pieghe quotidiane delle loro vite.

La digitalizzazione dell’Archivio Albani ha permesso di recuperare una serie di lettere che documentano un rapporto di patronato particolarmente intenso tra la famiglia Scarlatti e Annibale Albani, nipote di papa Clemente XI. Non si tratta di un sostegno rivolto a un singolo musicista, ma a un intero nucleo familiare: oltre ad Alessandro compaiono il figlio Domenico, la moglie Antonia e altri membri della famiglia.

Le missive raccontano molto piΓΉ di semplici rapporti professionali. Emergono richieste di sostegno economico, invio di musica, testi poetici per cantate, solleciti di protezione per le figlie destinate al convento, raccomandazioni per incarichi, e persino richieste di “numeri al lotto” da parte di una delle figlie nel 1715 a Napoli. Offrono uno spaccato vivido della vita quotidiana, delle strategie di sopravvivenza e delle dinamiche familiari e sociali che sostenevano l’attivitΓ  musicale.

Le lettere contengono inoltre elementi di grande interesse musicologico, fornendo dati inediti sulla poetica e sul metodo compositivo dei membri della famiglia. Questo materiale arricchisce la biografia dei due Scarlatti piΓΉ noti e apre nuove prospettive per studi sul patronage, sulle reti sociali e sulle dinamiche artistiche del Settecento.

L’apparato critico del volume, chiaro e ben strutturato, valorizza il materiale d’archivio e ne contestualizza il significato storico, anche se alcuni temi, come il confronto con altri modelli di patronato o il rapporto tra produzione musicale e protezione sociale, restano solo accennati e potranno essere sviluppati in studi successivi. Nel complesso, il libro rappresenta una fonte preziosa che contribuisce in modo significativo alla comprensione del mecenatismo nel primo Settecento e apre percorsi di ricerca promettenti.

È importante sottolineare che, in un periodo in cui la riscoperta del repertorio barocco sta conquistando un pubblico sempre più ampio, il volume di Della Libera si presenta come una testimonianza letteraria e storica viva, offrendo una prospettiva nuova, più intima e articolata, su una delle famiglie che hanno contribuito in modo decisivo alla grandezza del barocco musicale italiano.

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