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AUTUMN SONGS: la scuola vocale romana rivive tra archivio e scena. Successo annunciato per il recital di Forte e Franchina

Il concerto AUTUMN SONGS - Cantatas and Songs from Rome del 30 novembre all’Ospitale di Santa Francesca Romana ha confermato pienamente le promesse della presentazione: non una semplice serata musicale, ma un vero e proprio atto di restituzione storica, in cui la ricerca filologica si è trasformata in esperienza sonora viva.


Un percorso raro nella tradizione vocale romana, il concerto AUTUMN SONGS, Cantatas and Songs from Rome, organizzato da Romaeterna Cantores e con la direzione artistica del Maestro Aurelio Porfiri, che ha visto protagonisti il soprano Maria Chiara Forte e il pianista Massimiliano Franchina. 

Come accennavo il programma, costruito a partire dallo studio diretto del Fondo Doria Pamphilj, ha permesso di riascoltare rare pagine seicentesche, in particolare le cantate di Giacomo Carissimi e Francesco Caproli accostate a brani di altri compositori romani che animarono la vita musicale delle corti cittadine nei secoli successivi, fino ad arrivare al Novecento e alla contemporaneità. L’itinerario temporale si è idealmente chiuso con la prima assoluta della nuova cantata di Aurelio Porfiri su testo di Benedetto Pamphilj, che ha saldato in modo emblematico passato e presente.

Dal punto di vista interpretativo, il recital è stato sorretto da un equilibrio raffinato tra rigore stilistico e intensità espressiva. Maria Chiara Forte ha dato voce alle pagine seicentesche con una lettura mobile e luminosa, capace di far emergere tanto l’eleganza retorica quanto la tensione affettiva del testo musicale. Nella brillante cantata di Carissimi, l’interprete ha messo in risalto il carattere teatrale della scrittura, alternando slancio virtuosistico e finezza espressiva, con una gestione della parola che ha restituito pienamente la forza comunicativa del recitar cantando. Particolarmente toccante anche l’interpretazione di Tu mancavi a tormentarmi di Caproli, resa con misura e densità emotiva, evitando ogni compiacimento.

Accanto al repertorio antico, ha trovato spazio anche la musica contemporanea con la composizione di Agostini, costruita su iscrizioni funerarie del I secolo d.C.: un lavoro di forte impatto, in cui la voce si è fatta strumento di scavo archeologico e memoria sonora, dialogando con un tempo remoto attraverso un linguaggio musicale moderno, essenziale e fortemente evocativo. In questo passaggio, l'interpretazione della Forte, ha saputo coniugare controllo timbrico e intensità drammatica, rendendo percepibile la continuità profonda tra parola antica e sensibilità contemporanea. 

La prima assoluta di Dorme la rosa di Aurelio Porfiri, su testo di Benedetto Pamphilj, ha offerto un punto di contatto privilegiato tra parola poetica seicentesca e sensibilità musicale contemporanea, in un clima di intensa sospensione espressiva. Al pianoforte, Massimiliano Franchina ha costruito un dialogo timbricamente curato, sostenendo la linea vocale con sensibilità cameristica e grande attenzione alla parola cantata, accompagnando con discrezione tanto le architetture barocche quanto le asperità della scrittura contemporanea.

Il vero valore aggiunto del progetto è tuttavia emerso nella sua dimensione culturale: AUTUMN SONGS si è imposto come esempio concreto di come la ricerca d’archivio possa tornare a essere materia viva, capace di parlare al pubblico di oggi. Le cantate tratte dal Fondo Doria Pamphilj non sono state presentate come semplici “rarità”, ma come tessere di un mosaico storico più ampio, in cui la tradizione vocale romana si mostra nella sua continuità e nella sua sorprendente vitalità.

L’accoglienza attenta e partecipe del pubblico ha confermato l’efficacia del progetto: un ascolto raccolto, quasi sospeso, che ha accompagnato ogni pagina con un silenzio intenso e con applausi convinti. In questo senso, AUTUMN SONGS ha davvero superato i confini del concerto per diventare un atto di memoria attiva, in cui l’archivio si è fatto voce, presenza, racconto. Non cosa da poco.

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